IL PUNTO DELLA SETTIMANA #22 - THE LAST DANCE

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IL PUNTO DELLA SETTIMANA #22 - THE LAST DANCE

Scritto il 15/05/2024

1998. Gara sei. I Chicago Bulls si giocano la Storia con Utah Jazz e quando l’ordine degli eventi si fa maiuscolo e la vertigine emotiva sale lungo un brivido che sfiora il cuore, serve la freddezza di chi ha qualcosa di diverso. Che poi è la specialità del dirsi oltre e non sentirne il peso, piuttosto la volante leggerezza di essere, esistere al di là di quello che si può sentire, esprimere a parole, persino immaginare – è l’ultimo tiro di Jordan, a 6.7 secondi dal termine. L’oltre è il boato strozzato del Delta Center e il secondo threepeat sancito nella leggendarietà di un’impresa scolpita eternamente. Mentre quella palla rientra nel ricordo di chi l’ha vista entrare e la rivede lì, ancora come sospesa, dentro e fuori dal tempo. Nel finale dei Promessi Sposi Manzoni spiega come dietro una trama così intrecciata, un impasto di personaggi che cambiano e cambiano nel groviglio della vita con i suoi imprevisti, non si può fare altro che accettare il destino nella fiducia che tutto potrà avere un senso – se solo avremmo saputo vederlo nel profondo, nonostante la superficie del bene e del male. Che tutto, quindi, sarà valso la pena di essere anche solo vissuto, se sorretto dalla grazia di esserne stati parte. Nella Commedia di Dante ogni cantica, diversa che sia, finisce con la parola stelle. Che sia Inferno, Purgatorio o Paradiso il Sommo Poeta chiude sempre con le stelle. Cioè con i punticini più remoti del cielo, eppure così luminosi, lì fissi che niente ci dicono eppure stiamo in silenzio a guardarli. E il mondo si dimentica di noi perché noi ci dimentichiamo di tutto, ma il naufragare è dolce in questo mare, e quella solitudine un modo per dirsi tutt’uno. Sull’isola sperduta di Lost ancora ci s’interroga se i personaggi siano morti dall’inizio, e l’azione prende luce dall’immaginazione di un posto magico, infinito perché oltre il velo della realtà, come un sogno ad occhi aperti; o se la vita sia la realtà ad occhi chiusi e l’intera vicenda accade per una ragione, un criterio di sopravvivenza e logica. Fede e Scienza. E non c’è mai una risposta, un esclamativo che non sia prolungato un interrogativo? Come se poi d’altronde un finale debba esserci per dare un punto alla vicenda e sopravvivere nel suo eco, nella sua onda del dubbio che lo rende così vero, così aperto, così nostro – come quel vento che spira fin dall’inizio. Ed è il soffio dell’Opes dove tutti ci siamo sentiti vivi. E l’abbiamo fatto per noi.

SERIE A
In ogni finale più entusiasmante, c’è sempre un Davide contro Golia e una serie di cose che capitano tutte insieme senza nesso e senza senso. Ma accadono. Il Vendemmia vince il campionato e lo fa alla maniera dei Bulls, a pochissimi secondi dal termine di una partita scritturata dagli dèi che si divertono col tabellino e alla fine condannano uno stoico, incredibile Olmoponte, retrocesso in Serie B con le lacrime piene di una passione indicibile. Sconfitto e vinto, ma con la testa altissima. Ed è altissima anche la testa di un Vendemmia forse stanco, forse appagato dai troppi successi, eppure sempre lì a festeggiare come fa chi non è mai sazio di farlo. E vede le stelle non con gli occhi della prima volta, bensì con lo sguardo di chi prova ancora ad emozionarsi. Al cardiopalma anche il Celta Vino che si giocava la salvezza contro i Gianduiotti, e la salvezza se la prende sudata nel campo in una gara dove decisiva è la tripletta di Rocchi. A ritmi blandi e da campionato ormai finito, il Valcerfone batte 8-5 il Poker Space rodandosi per i playoff con la doppietta di Ercolani. Il Daco perde a tavolino ma si salva, a dimostrazione di quanto crudele possa essere la matematica.
 
SERIE B
Dove la palma è già stata assegnata da tempo e senza discussione, ad attirare l’attenzione è il sottosuolo più recondito dove in tante si giocano un ultimo, salvifico spiraglio di luce. Salamov nei suoi Racconti della Kolyma descriveva gli effetti tremendi dei gulag staliniani in prima persona, testimone vivente dell’Ade resosi realtà di ogni giorno. Non si combatteva più per niente che fosse fisico o materiale. Niente, perché tutto era irrimediabilmente perduto. Tranne l’Anima. E l’Anima se la tiene stretta l’Irish che nell’ultima partita contro lo Schioppenaghen cambia veste, punta su risorse di lusso – Liparulo senior e Scartoni – e la spunta 8-4 nel ruggito di chi c’è stato fin dall’inizio col cuore in gola e la voce tremula di emozione: Saverio Nappini, che segna la rete decisiva del sorpasso e tocca l’astratto per dirsi eroe di una salvezza conquistata all’ultimo respiro. Che poi è la sigaretta post-partita, meritata e goduta, il pegno di un’annata scavata nel letamaio, e pure figlia di un fiore. Ed è anche il fiato dell’altro Nappini, Marco, e dell’ultimo difensore Parrini, che avrebbe gettato persino i guantoni oltre l’ostacolo, i piedi, la faccia. Ma non l’anima. Infine il sorriso d’arancia di Tiezzi, nonostante gli imprevisti continui, gli enigmi da sciogliere, gli Altri da affrontare, la perduta identità da riconquistare. Old Bastianelli segna cinque reti e il Bagnoro chiude con dignità contro un Textila sofferente, precipitato a picco e salvo di rendita per l’ottimo girone di andata. Il Gibernau, vincendo 6-5 contro il Vllaznia, prova a salvare quel corto muso che ha caratterizzato l’intero percorso. Ma per una questione di millimetri, dettagli minimi, la differenza c’è e rimane e vale una retrocessione sofferta, forse inaspettata poco tempo fa. Skenderbeu e Isola giocano una partita fantasma e nel velo dell’oscuro, della magia, ne esce fuori un pareggio (6-6) dove Crestini ombreggia con una tripletta e Voja risponde con una doppietta. Nessuno, però, ha realmente paura e la distanza abissale tra le due squadre solo così poteva essere attenuata. Aveva già sufficientemente dato il Dante, e anche in questo caso nei ritmi di una postseason il Ponticino ci mette più voglia, s’affida ad Ardenis e trionfa 10-5 chiudendo le sorti del campionato.

SERIE C1
Il Bis-Easy scende dalle montagne russe e alla fine si prende un bel quinto posto all’esordio assoluto, segnato dal saliscendi di una categoria di livello. Nell’ultima partita arriva il successo per 8-4 contro il Tanto Un S’Ariva: segnano i due Gallorini da ambo le parti. Il C’era Una Volta fa gli straordinari col San Leo e finisce dove aveva iniziato uno splendido girone di ritorno, vincendo 8-6 con la quadripletta dell’mvp Senesi. Gli orange finiscono terzi, esausti nelle battute finali di un campionato scivolato negli scontri diretti contro il Giotto, fresco vincitore. E già in vacanza, sconfitto 7-2 dai lampi improvvisi di “Goatsparini” che illumina con pennellate d’autore, segno di un talento solamente affievolito e non del tutto perduto. Si salva il San Donato con l’impresa nello scontro diretto con il Tortajax: Fratini ne segna due decisivi, Sebri ricama. Innocenti si prende i frutti di un percorso tortuoso ma gratificante per questi momenti. E da questi momenti vorrà ripartire per continuare il percorso di crescita. Mentre intanto prende appunti, e financo aiuta l’esperto Bubbico nella gestione del Dream Team, con tanto di consigli spassionati e indicazioni tattiche. Il risultato è schiacciante e condanna I Distillati all’amara retrocessione. Dini ne fa nove ma non bastano a diventare capocannoniere. Caneschi è meritatamente il miglior portiere. Bubbico ha l’amaro del titolo sfiorato, ma la grandezza di chi veniva considerato finito, e ha saputo rialzarsi con lo stile dei grandi maestri. Orciolaia e Arroghandi fanno praticamente un’amichevole più tirata del previsto: a Bartolini risponde Ciofini.
 
SERIE C2
Anelito d’orgoglio per la Cupola, che sul tramonto del campionato vince con i Porcinai 4-3 e chiude salvando qualcosina in una stagione complessa, difficile, segnata dai tanti infortuni. Tuci e Meoni bastano e avanzano al Team Broglio per irretire i Polletti, il cui bomber Occhini risponde e si porta a casa il trofeo di capocannoniere. Ringhiano Tecchi e Marchi nel successo per 6-2 dei Botoli contro il Boss; mentre gli Underdogs hanno il loro Jordan in Hadarean Marius che a volte pare giocare un altro sport per qualità e tecnica. E il testimone di turno è il Real Pistrino, sconfitto per 9-0. Retrocedono gli Scarponi, battuti 5-4 dal Ciggiano al termine di una partita contratta, nervosa, segnata da due espulsioni e l’evidente tensione del misfatto sportivo. Leone ci mette la firma; Temistocchi abbozza una risposta. Ma per i secondi il fondo è un dato di fatto. I Red Demons, già freschi di campionato, si divertono nel 9-6 rifilato ai danni di uno Scrofiano comunque meraviglioso. L’ultima pagina del taccuino di Maccy è una sconfitta indolore, quasi felice, un ritorno ai vecchi tempi nell’attesa dei nuovi e futuri.
SERIE D
Pareva un sogno ad occhi aperti il Lino Banfield impegnato nell’ultima uscita contro il Panchester. Senza nulla chiedere ad un campionato giocato sempre al massimo dell’impegno e del rispetto, i primi sfiorano l’impresa e mettono in serie difficoltà gli avversari, il calcetto in senso lato, il Caso e la Provvidenza. Perché sarebbe stato il sogno di tutti, e sarebbe stato meritato. Ma un sogno rimane sogno e la realtà è il 6-4 firmato da Marinelli con una prestazione da leader. Benché sia stato bello anche solo crederci. Il Team Z gioca la sua partita filler: Biagi va veloce come Junior che prende la patente; Baldi di grande esperienza guida da dietro e gestisce i ritmi a suo piacimento, come il Maestro Muten; Cacioli è questa volta un Vegeta che ci prova di orgoglio ma non vince la classifica marcatori, nonostante la grande stagione. Il risultato è ancora positivo, brillante (7-3) a dimostrazione di un campionato dominato per tanti aspetti. Il Boca vince con la doppietta di Calussi e chiude il campionato di rinascita: lenta, ma di cuore. E pian piano torna a battere quel cuore che Sorbini tante volte ha salvato. Cade il Venere, nonostante Corazzi, nonostante Giorgi. Dieci volte Orlandi per la vittoria della Fenice sul Sambuca, che crolla miseramente e fa poco per opporsi all’ultimo sprint decisivo del capocannoniere della lega. Lischi al primo anno di Opes si toglie la soddisfazione di una bella confidenza con questo sport, a furia di reti e voti e successi: il Bsi vince contro i Grillones. E tutto si chiude nel nome di Mori, tornato dopo una lunga assenza, a dimostrazione di come ogni finale, d’altronde, sia solo un inizio rovesciato da riscrivere ogni volta. Insieme. Torna Indietro